Heart of a Dog di Laurie Anderson: si può essere madri in tanti modi

 In IL SETACCIO

Quando la vita sembra non avere più senso, quando ci dimentichiamo che vale la pena esistere, sempre, nonostante tutto, è bene riportare alla mente un momento in cui nostra madre è stata affettuosa con noi.
Laurie, nel suo lungometraggio, ruba queste parole a non ricordo chi, perché le cose da ricordare e da citare sono davvero troppe. Heart of a Dog è un film da vedere e rivedere, un film da possedere (attendiamo trepidanti l’uscita del DVD). È un film che va visto, sentito e ascoltato. Un film da farsi entrare dentro e che comunque, volente o nolente, sarà in grado di penetrare anche nei cuori più aridi. Magari non a tutti farà sgorgare lacrime a fiotti come a noi, ma siamo certi che toccherà l’anima di molti, anche di quelli che credono di non averne una.

Sulla reincarnazione, sulla morte, sul Buddismo, su Lou Reed –che compare solo in un frame- e poi sì, sulla cagnetta Lolabelle, la protagonista indiscussa, ma che comunque sembra soltanto una scusa per raccontare il senso della vita e della vita di Laurie.

Lolabelle è un cane davvero buffo e dolce, e la Anderson, nonostante la pesantezza dei temi trattati, riesce più volte a strappare un sorriso al suo pubblico, ricordandoci che è importante anche saper ridere. Come quando la cagnetta, ormai diventata cieca, viene addestrata per dipingere, fare sculture, suonare il pianoforte… No, non abbiamo sbagliato a scrivere, avete letto bene, è difficile da spiegare, sarà meglio vederlo per non rovinarvi la sorpresa.
Heart of a Dog è anche un attacco all’America dell’ipercontrollo post 11 settembre, alla società odierna. Un attacco al cinismo, alla paura di vivere e di morire. È un’ode meravigliosa all’esistenza, alla tristezza e alla gioia, al dolore e alla felicità. Perché ogni emozione va vissuta e sentita fino in fondo, ogni momento vale la pena di essere assaporato, anche quello che fa più male.
La vita può essere privazione, può essere dolore e mancanza d’affetto, ma Laurie ci ricorda che è importante saper vedere, ascoltare, creare, proprio come ha fatto lei nel corso della sua vita e come fa ancora oggi. Laurie è cantante, musicista, pittrice, regista, creatrice di arti visive. È stata compagna, moglie, e “madre” di Lolabelle, che si è pure sognata di partorire. Sì, madre. Laurie è stata madre di Lou, di Lolabelle, di se stessa, dei suoi infiniti fratelli. Laurie è madre delle sue creazioni, di questo film. Perché può essere madre anche chi non partorisce un umano ma soltanto un’idea, chi sa amare davvero e prendersi cura di qualcun altro, che sia umano, un cane o un vegetale.

È madre colei che ama, che sa occuparsi di se stessa e degli altri, che sa amarsi e amare gli altri.
Siamo proiezioni, siamo un’illusione. tutto lo è, lo dicono i buddhisti, lo ripete Laurie. Siamo in pellegrinaggio per chissà dove. Siamo soli, ma mica poi tanto, e la morte permette lo sprigionarsi dell’amore. E niente lacrime per chi se ne va, per favore, perché impedisce ai morti di andarsene liberamente, senza soffrire.
La morte non deve fare paura, così come non deve fare paura la perdita, l’abbandono, la solitudine.
Laurie è sicuramente una donna forte e affascinate, intelligente e creativa, e ha cresciuto e ha saputo accompagnare alla morte sia un cane adorato che un marito adorato. È una donna che forse si sta preparando anche lei a morire, e non avrà nessuno al suo fianco. Ma tanto lei è convinta che non sia tutto qui, che di là ci sia dell’altro, altre vite, altri corpi, altre anime, altre esperienze, e non ha paura, anzi, forse non vede l’ora di capire di che si tratti e cosa l’aspetti. Quarantanove giorni di attesa senza corpo in una specie di purgatorio di coscienze, e poi via, verso nuove avventure, verso nuovo amori.
Resta un fatto, un fatto che può essere meno dolente se s’impara, come viene detto nel film, a non attaccarsi alle cose terrene: questa vita, questa vita che state vivendo con questo marito, questo cane, questo figlio, è una sola, questo è certo. C’è chi crede che di là ci si ricongiunga, che ci si riveda, e chi invece no. Ad ogni modo, godetevi la vita che state vivendo e riempitela di amore, di cose e persone belle. Di figli, se ne vorrete, o di tanti cani o gatti. Di tanti libri o quadri, di tanta musica. Di qualunque cosa vogliate riempire le vostre vite, non esitate a viverle, fino all’ultimo respiro.
P.s. Mentre state per spirare, quando il cuore si sarà fermato, fate gridare nelle vostre orecchie a qualcuno di caro che siete morti, morti, morti! E di seguire la luce più lontana, non quella più vicina. Perché?
Guardatevi il film, mica vi possiamo dire tutto!

 

Comunicato stampa

Incentrato su Lolabelle l’adorato rat terrier di Laurie Anderson, morto nel 2011- Heart Of A Dog è un saggio personale che intreccia ricordi di infanzia, video diari, riflessioni filosofiche sul concetto buddista della vita dopo la morte, oltre a una serie di tributi sinceri e sentiti agli artisti, agli scrittori, ai musicisti e ai pensatori che l’hanno ispirata. Accolto da applausi e commozione alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, ora il film arriva nelle sale italiane doppiato dalla stessa Laurie Anderson (elenco delle sale su www.nexodigital.it) distribuito da Nexo Digital e Cinema srl solo per due giorni, il 13 e 14 settembre. Inframmezzando una personalissima narrazione e originali composizioni di violino, animazione disegnata a mano, filmini di famiglia in 8 millimetri e opere d’arte, Heart Of A Dog avvolgerà gli spettatori con un linguaggio visivo ipnotico: un collage realizzato a partire dai materiali grezzi della vita e dell’arte della Anderson. Lou Reed -il compianto marito dell’artista, a cui il film è dedicato- interpreta la coda musicale del film, con il suo brano “Turning Time Around”.

In quanto artista– spiega Laurie Anderson- ho realizzato musiche, dipinti, installazioni, sculture e opere teatrali. Ma più di ogni altra cosa, sono una cantastorie. La scelta di fare Heart of a Dog è stata un modo per tradurre il mio lavoro in una forma che non avevo mai utilizzato. Anche se ho spesso usato immagini su schermi multipli in spettacoli multimediali, questa è stata la prima volta che ho cercato di collegare delle storie in un film dalla struttura narrativa flessibile usando le immagini e l’animazione per completare le frasi.  La questione al centro di Heart of a Dog è “che cosa sono le storie?”. Come vengono realizzate e come vengono raccontate? Lungo tutto il percorso sono stata guidata dallo spirito di David Foster Wallace e dalla sua affermazione “Ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” è stata il mio mantra”.

 

Nel contesto di una carriera eclettica che comprende musica, teatro, disegno, elettronica, performance, Laurie Anderson negli ultimi anni ha ideato spettacoli che utilizzano in modo innovativo lo spazio. Rompendo con gli schemi convenzionali del formato documentario e del film saggio, il lungometraggio di Laurie Anderson, il primo dal suo concert movie del 1986 Home Of The Brave, è un distillato del suo inconfondibile stile e dei suoi principali temi, tra i quali l’utilizzo di elementi multimediali, una fascinazione per il linguaggio e un impegno artistico con la tecnologia. Gran parte del film è stato girato con una serie di piccole videocamere digitali, tra cui un iPhone, una videocamera drone e una GoPro. La semplice sequenza di animazione utilizzata come surreale capitolo iniziale del film, nella quale Laurie Anderson sogna di partorire Lolabelle, è stata realizzata dall’artista stessa.

Heart Of A Dog è un lavoro sulla memoria, che fonde i materiali grezzi della vita e dell’arte di Laurie Anderson in una narrazione di più ampio respiro sull’amore e sulla perdita, sulla vita e sulla morte e sul passaggio del tempo. La Anderson realizza qui anche inquietanti collegamenti tra la cultura della sorveglianza permanente post 11 settembre a Lower Manhattan, dove l’artista vive e lavora, e l’ossessione del governo americano per la raccolta di informazioni digitalizzate, salvate in quello che è ormai sinistramente conosciuta come la Cloud. “Cosa se ne fanno delle nostre informazioni?”, si domanda Laurie Anderson. “La conversazione che hai avuto con il tuo capo due giorni fa è parcheggiata lassù sulla Cloud, ma a che scopo? L’idea mi affascinava al punto da chiedermi per quale motivo registriamo così tante cose. Volevo collegare il concetto di cielo con quello di paura, ma anche con quello di libertà”.

La colonna sonora che accompagna le immagini è disponibile su etichetta Nonesuch e dal 9 Settembre, lo sarà in tutti i digital store in una speciale versione italiana. Lo stile è quello inimitabile di Laurie, narrativo e riflessivo come ti aspetteresti da lei. I brani che formano la colonna sonora del film sono tratti dalle sue opere più celebri come Homeland (2010), Bright Red (1994), Life on a string (2001) ma comprendono anche musiche inedite, come quelle tratte dal prossimo lavoro con i Kronos Quartet intitolato Landfall. “Turning time around” – il brano di chiusura – è stato scritto ed interpretato dal grandissimo LOU REED, suo compagno di una vita. Nel CD sono contenuti sia i brani musicali che quelli recitati.

 

Sino al 30 settembre Laurie Anderson è anche all’ex-Chiostro di S. Caterina a Formiello di Napoli con la mostra The Withness Of The Body.

LAURIE ANDERSON è una delle pioniere della creatività artistica più rinomate – e più audaci – degli Stati Uniti. È conosciuta soprattutto per le sue esibizioni multimediali e per l’uso innovativo che fa della tecnologia. Come scrittrice, regista, artista visiva, musicista e vocalist ha creato delle opere avanguardiste che si muovono negli universi dell’arte, del teatro e della musica sperimentale. La sua carriera discografica, lanciata nel 1981 dal singolo “O Superman”, comprende la colonna sonora del suo lungometraggio HOME OF THE BRAVE e l’album “Life on a String” (2001). Gli spettacoli dal vivo di Laurie Anderson spaziano da semplici monologhi parlati ad elaborate performance multimediali, come “Songs and Stories for Moby Dick” (1999). Laurie Anderson ha pubblicato sette libri e le sue opere visive sono state esposte nei più importanti musei di tutto il mondo. Nel 2002, è stata nominata prima artista ufficiale della NASA, incarico culminato nel 2004 con la tournée della sua performance da solista “The End of the Moon.” Tra i suoi progetti più recenti ricordiamo una serie di installazioni audiovisive e il film in alta definizione, “Hidden Inside Mountains”, realizzato per l’esposizione universale di Aichi, in Giappone, nel 2005. Nel 2007 ha ricevuto il prestigioso premio Dorothy and Lillian Gish per lo straordinario contributo alle arti. Nel 2008 ha completato una tournée mondiale di due anni del suo evento-performance “Homeland”, che è stato successivamente pubblicato in forma di album per l’etichetta Nonesuch Records nel giugno 2010. La sua performance da solista “Delusion” ha esordito alle Olimpiadi Culturali di Vancouver nel febbraio 2010. Nell’ottobre dello stesso anno, una retrospettiva delle sue opere visive e delle sue installazioni è stata inaugurata a Sao Paulo, in Brasile, prima di essere allestita anche a Rio de Janiero. Nel 2011, l’esposizione della sua nuova opera visiva intitolata “Forty-Nine Days In the Bardo” è stata inaugurata a Philadelphia e “Boat”, la sua prima mostra di dipinti, è stata presentata in anteprima alla Vito Schnabel Gallery di New York. Ha recentemente completato una fellowship di tre anni sia all’EMPAC, il centro multimediale al Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, NY, sia al PAC della UCLA. Laurie Anderson vive a New York City.

Recommended Posts
Contact Us

We're not around right now. But you can send us an email and we'll get back to you, asap.