Signor Presidente, non ci sono più scuse: salviamo la musica live
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa “PRESIDENTE DRAGHI, AIUTO. Salviamo la Musica Live” che si è tenuta a San Siro venerdì 24 settembre.
Un vero e proprio grido disperato quello degli organizzatori di musica dal vivo, dei club e delle discoteche, sostenuto e sottoscritto da cento artisti italiani.
Questa situazione deve finire, le cose devono cambiare, e chi deve prendere le decisioni, le deve prendere in fretta, non più tardi di fine ottobre.
Siamo agli sgoccioli. Se si vuole salvare la stagione 2022, si deve fissare una data di riapertura adesso, perché altrimenti tutto il comparto della musica dal vivo morirà, senza giri di parole.
Hanno pagato più di tutti, sono considerati la “Cenerentola delle arti” in questo Paese, come ha detto Roberto De Luca, numero uno di Live Nation.
Come diceva Draghi: Whatever it takes. Ma i produttori hanno anche aggiunto che “The show must go on”.
La fiducia con il pubblico va ricostruita, bisogna far sapere che il concerto ci sarà, si farà, e che sarà emozionante come e più di prima. Per questo serve una programmazione, sapere quando si ripartirà, perché l’organizzazione di un live a San Siro, ma anche quelli minori, richiedono mesi.
I concerti di ottobre e novembre di quest’anno sono già a rischio.
Si sente parlare solo di teatri e di cinema e non di club e palasport.
Gli organizzatori pretendono l’abolizione del distanziamento sociale sia in piedi sia seduti, capienza al 100%, altrimenti ripartire sarà impossibile. Ok alle mascherine, al green pass, alla misurazione della febbre. Tutto quello che sarà necessario per tornare a suonare, ma bisogna cominciare ora.
È il momento del coraggio, della ripartenza, del ritorno alla normalità, visto che abbiamo anche il più alto tasso di vaccinazioni in Europa, intorno al 70%.
Il piano B, quello della “disperazione”, sarà far entrare ai concerti soltanto chi ha completato il ciclo vaccinale con le due dosi e chi ha già avuto il Covid, per dar vita a una sorta di “camera di immunizzati”, ma si spera di non dover arrivare a questo.
Se anche questa proposta verrà rifiutata, allora sarà lecito chiedersi: “Perché ci siamo vaccinati? A cosa serve?”. E bisognerà reagire.
I ristori non sono stati sufficienti e gli organizzatori di concerti si sono salvati soltanto perché hanno continuato a pagare gli stipendi a tutti, nonostante il 99% di ricavi in meno.
Inoltre sì, bisogna dirlo: solo in Italia non si suona ancora dal vivo, in Europa già lo fanno, molti hanno riaperto da giugno, e in Svezia, per esempio, hanno fissato la data di ripartenza della musica dal vivo al 29 settembre.
Durante la conferenza è stato anche mostrato l’ormai famoso video di Giuseppe Conte che sale sul palco davanti a migliaia di persone. Perché lui sì e i concerti no?
I Maneskin hanno suonato all’aperto poche settimane fa in Belgio e in Austria davanti a oltre 25.000 persone, senza distanziamento, senza mascherina, con green pass. Perché da noi no?
Non si può pensare di riaprire al 70% con la maggior parte dei concerti già sold out e lavorare con il 20% d’incasso in meno. Il settore della musica live vive solo di biglietteria, non come il calcio, che può mostrare le partite anche in TV.
Prima i concerti non erano una priorità, erano considerati un’attività “non essenziale”, ora lo sono, anche per il bene della salute mentale di tutti e dei più giovani.
Non ci sono più scuse.
Ecco la lettera scritta alle Istituzioni…
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