Oasis: supersonic. Il film, la recensione

 In IL SETACCIO

Gli Oasis non sono i Beatles, inutile che ce la raccontiamo. Però negli anni ’90 il botto lo hanno fatto eccome. Basti pensare che “nell’agosto del 1996 furono protagonisti di qualcosa mai visto prima. I loro concerti a Knebworth con un pubblico di 250.000 persone – e altri 2 milioni e mezzo di persone alla ricerca di biglietti – furono gli eventi più seguiti di quel periodo”, cita la sinossi del film.
E questo film finisce proprio con quel grande, immenso concerto. Quel giorno, gli Oasis, per diventare davvero leggendari, forse si sarebbero dovuti sciogliere, come dice Noel stesso. Più alto di così non si poteva arrivare, ma loro volevano di più e sono andati avanti comunque, fino alla fine, fino alla catastrofe, allo scioglimento inevitabile.
Eppure, dopo aver visto questo documentario, che racconta la nascita della band, l’infanzia dei due fratelli, con interviste anche alla madre dei Gallagher, Peggy, ai manager e al resto dei componenti della band, quello che ne esce peggio e più antipatico è Noel.
Liam, in fondo, non era altro che un fratellino minore con manie di protagonismo, ma era anche sensibile. Certo, i suoi modi non erano degni di un lord, ma era un bravo ragazzo. Un po’ tossico, forse, ma appare chiaro che volesse bene a Noel.

È proprio Noel, invece, che ne esce invidioso, leader mancato, pieno di sé, arrogante.
La sua carriera da solista gli deve aver aperto gli occhi, però. Senza Liam e senza gli Oasis non si va lontano, non si riempiono gli stadi.
Noel ha sempre invidiato la simpatia di Liam, la sua sicurezza, la sua bellezza, e ha fatto di tutto per schiacciare il fratello. Lui voleva essere il leader, voleva essere unico, voleva essere Dio. A Liam bastava cantare e andare al pub a bersi una birra, possibilmente guardando la partita di calcio. La fama l’ha voluta per portare un po’ di soldi a casa alla madre e comprarsi dei vestiti nuovi. Era Noel quello con le manie di onnipotenza, che diceva di volere serietà e calma, e non il caos e il divertimento che portava in giro con sé Liam. Ma la verità, è che lui cercava la gloria, e forse nient’altro, incurante di tutto e tutti.

Il film dura due ore ma è molto dinamico. Molti gli aneddoti e le battute pronunciate dai due fratelli Gallagher, che ovviamente non si sono certo incontrati per fare questo film. Quei due non si parlano più, non si scherza.
Quello che appare chiaro, però, è che per entrambi la musica era la cosa più importante, più dei soldi, più delle amicizie, degli amori, della famiglia stessa, forse.
Un padre violento, da cui la famiglia è scappata, ha permesso a Noel di cominciare a scrivere quello che è arrivato a scrivere: dei piccoli capolavori.
“Il talento, mio padre, deve avermelo inculcato a suon di botte, in qualche modo lo devo ringraziare”, dice la voce di Noel fuori campo.
La musica, già, una di quelle cose che ti dà sempre un motivo per alzarti al mattino. Una di quelle cose che ti può salvare e cambiare la vita, proprio come è successo a loro.
Insomma, nessuno sa cosa voglia dire essere supersonici, ma quello che è certo, è che gli Oasis sono stati supersonici, e un po’ ci mancano, la loro musica, e pure un po’ i loro litigi.
Anche questo film è supersonico, potente, magnetico, e vale la pena di correre nelle sale per vederlo, anche perché è al cinema solo dal 7 al 9 novembre. Quindi, come direbbero i fratelli Gallagher: “Figli di puttana, vedete di non perdervelo. Sappiamo che non capite un cazzo e che non siete nessuno, perché solo noi siamo i più fighi della terra, ma ne vale la pena. Se non ci andate, vi ammazziamo di botte!”

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