Roger, butta giù quel muro!

 In IL SETACCIO

Uscita dal cinema mi sono messa le cuffie e mi sono sentita Comfortably numb, nella versione live fatta da Gilmour per il disco Pulse, perché l’assolo di questa versione non ha paragoni con quello di The Wall, ci spiace Waters. E lo sai anche tu, perché dal vivo, durante i tuoi spettacoli, al chitarrista gli fai fare un assolo più lungo che ricorda mooolto quello di Pulse… eh eh. E accade sempre, è successo durante il nuovo film “Roger Waters. The Wall”, in uscita il 29 settembre e che abbiamo visto per voi in anteprima, e glielo abbiamo visto fare dal vivo a Milano, nel 2011, quando siamo andati a vedere The Wall al Forum di Assago, perché è una di quelle cose da provare prima di morire, per poter dire: “Ok, almeno Roger Waters dal vivo, e che mi fa pure tutto The Wall, l’ho visto, dato che i Pink Floyd tutti insieme non li vedrò mai.” Perché di speranze di rivederli insieme, purtroppo, non ce ne sono proprio più. Alla fine del film, Waters incontra Nick Mason per una chiacchierata, per rispondere a delle domande che i fan hanno inviato online, e tra le tante c’era quella che chiedeva di una possibile reunion, e tu che hai risposto? NO! E la colpa di chi è? Tua Roger. Nick è lì che non vede l’ora di tornare in tour. Ti ha esplicitamente detto: “E facciamolo! Almeno mi fate uscire un po’ di casa…”

E alla fine Gilmour chiuderebbe un occhio e li rimetterebbe insieme i Pink Floyd, almeno i superstiti. Ma tu no. Tu Roger non ne vuoi sapere. Hai lasciato la band secoli fa e preferisci farti 219 concerti in tre anni suonando sempre e solo The Wall, per conto tuo, piuttosto che tornare con loro, piuttosto che fare qualcosa di nuovo, un altro disco. La verità, Roger, è che da dietro quel muro, non sei mai uscito. È dagli anni ’80 che stai lì, e non ti sei più mosso. Alcuni ci hanno provato a venirti a prendere, a tirarti via con la forza, con le buone e le cattive, ma niente. Come ti porterai nella tomba il dolore e l’assenza di un padre mai visto, così, Roger, ci morirai dietro quel muro. Ci stai bene lì, te lo sei costruito apposta per non avere rotture di palle. Perché tornare in un mondo che non ti piace, che ti fa schifo? Tu e The Wall siete una cosa sola, passi più tempo con The Wall che con i tuoi figli. The Wall è la tua creatura, il tuo capolavoro, tutta la tua vita. Chi te lo fa fare di metterti a scrivere qualcosa di nuovo che poi verrebbe criticato dal pubblico, dai giornalisti? Hai scritto l’opera rock per antonomasia. Ci hai messo il cuore, l’anima, e continui a mettercela. E durante il film si vede che c’è sempre lo stesso entusiasmo, la stessa gioia.

Hai trovato così il modo per non sentire il dolore, rivivendo come in un eterno ritorno il tuo vuoto, il tuo male? Cantando The Wall una sera sì e una no in giro per il mondo, sei riuscito a non sentire più la mancanza di tuo padre? Perché è un po’ come ripetere una parola tante e tante volte ad alta voce, finché poi perde il suo significato. Facendo così, Roger, hai vinto le tue paure, hai vinto l’orrore che la guerra ti provoca, e grazie a questo film, sei anche andato a trovare tuo nonno morto durante la prima guerra mondiale, sepolto in Francia. Sei andato ad Anzio a vedere il monumento dedicato ai caduti, dove c’è scritto anche il nome di quel padre che non hai mai conosciuto. Sei andato sulla spiaggia dove sbarcò e molto probabilmente morì. E il regista, Sean Evans, ci fa vedere tutto, ci fa vedere le tue lacrime, ci fa vedere i primi piani, gli occhi, le rughe, e ancora, le lacrime. Finte o vere che siano, che importanza ha? Ti sei messo a nudo davanti a noi, e per la prima volta ci hai fatto capire perché da dietro quel muro non sei mai voluto uscire. Non che non si sapesse, ma ora è lapalissiano.

E durante il live, su quel muro, fai proiettare le foto dei caduti in guerra, dei ribelli, delle vittime del sistema. Ci spari i simboli della Shell, la falce e il martello, la stella di David, la mezza luna e chi più ne ha più ne metta. E i ragazzini presenti al concerto, ti venerano, ti vedono come un Dio, come uno che li capisce, perché anche loro, almeno fino ai vent’anni, avranno appeso a casa il poster con la falce e il martello, odieranno il sistema e si diranno no global. I grandi no, Roger, i grandi non più. I grandi, trentenni o sessantenni che siano, e che ti guardano ora, ti guardano con un po’ di pena. Ascoltiamo ancora The Wall, piangiamo ancora su Comfortably numb, ma quando ci va mettiamo su il disco originale o riguardiamo il capolavoro di Alan Parker. Certo, lo stai facendo per le nuove generazioni… ma ne sei proprio sicuro? Sei sicuro di non farlo solo per te stesso (e per i soldi), e perché oltre quel muro, dopo decenni, non sapresti neanche più chi sei? Occhio che così rischi che non rimanga un bel ricordo di te…
Ad ogni modo, il film vale la pena di essere visto lo stesso, per l’ottimo audio e le ottime immagini. I contributi inseriti qua e là, in cui Waters, viaggiando in auto, racconta del suo passato, ricordano molto, ma molto, il film di Nick Cave 20.000 Days On Earth. Chi è nato prima? L’uovo o la gallina? Non lo vogliamo sapere, ma la somiglianza è quasi imbarazzante. Comunque “Roger Waters. The Wall” deve essere visto perlomeno da chi non è riuscito ad assistere a uno dei suoi live, questo sì.
Insomma Roger: “Break down that fucking wall!” E torna tra noi!

Al cinema solo il 29 e 30 SETTEMBRE e il 1 OTTOBRE 2015

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