Sottomissione: canzoni italiane che nel 2022 verrebbero censurate

 In IL SETACCIO

La strage alla redazione di Charlie Ebdo ha fatto riflettere tutti, ha toccato tutti. Gente di sinistra, di destra, giornalisti, illustratori, vignettisti, politici, fruttivendoli, negozianti, stilisti, designer, gli impiegati delle poste, gli statali, camerieri, chef, insegnanti… Tutti. E ha fatto riflettere anche noi, che abbiamo tra le mani un sito, un giornale di musica. Un giornale che se si fosse occupato di politica e di satira, avrebbe potuto essere attaccato e i suoi impiegati trucidati. Sarei morta io, il mio socio, i nostri collaboratori e se avessimo pubblicato vignette su Maometto, avremmo avuto pure la scorta, e sarebbe morta pure la nostra scorta. E quindi sì, Charlie sono io. Sono io come sareste potuti essere voi, cari colleghi. Ma noi ci occupiamo di musica, quindi, in teoria, siamo fuori dal mirino degli estremisti. Chi se ne frega se pubblichiamo una notizia su un nuovo disco in arrivo di Vasco Rossi. Al massimo potremmo ricevere insulti da chi il Vasco non lo sopporta proprio più.

Il giorno della strage è uscito il libro di uno dei miei scrittori preferiti, Michel Houellebecq, intitolato “Sottomissione”. Un libro che prefigura una Francia che nel 2022 sarà sottomessa all’integralismo islamico. Un musulmano vincerà le elezioni e sottometterà tutti alle leggi islamiche. Le donne andranno in giro tutte con il velo, staranno a casa con i figli, banditi i sogni di gloria e di carriera. Tutte a casa. I problemi di disoccupazione saranno per questo risolti e via dicendo. Tutti a fare il Ramadan, insomma. E non a caso, l’ultima vignetta di Charlie Ebdo era proprio dedicata a lui, a Michel. Un caricatura dello scrittore vestito da mago con la scritta “Le previsioni del mago Houellebec. Nel 2015 perdo i miei denti. Nel 2022 faccio il Ramadan.

Dal giorno della strage, ovviamente, Houellebecq è stato messo sotto scorta.
Un’altra scrittrice, questa volta nostrana e sempre da me adorata e stimata, Oriana Fallaci, prediceva nei suoi libri, da “La rabbia e l’orgoglio”, fino ad arrivare a “L’Apocalisse”, un’Eurabia, non più Europa, che avrebbe visto i musulmani prendere il potere.

A questo punto, in questi giorni, ci siamo messi a fantasticare. Anzi, non tanto a fantasticare, ma a fare incubi. E ci siamo detti: “Immaginiamo anche noi un’Italia “sottomessa” ai musulmani. Noi donne dovremmo portare il velo, e non perché sono estremisti, ma perché la loro religione dice così. Via i crocifissi, via le chiese, perché non so se accetterebbero chiese sparse dappertutto. Il maiale non si mangerebbe più, con grande gioia e festa da parte degli animalisti, vegetariani e vegani. Ma questo è l’aspetto futile della vicenda, anche perché se mi tolgono il crocifisso e non mi fanno mangiare più il maiale non è che mi do fuoco in piazza. Per il velo m’incazzerei non poco, ecco, questo sì. Ma la cosa che m’inquieterebbe di più, in un ipotetico 2022 sottomessi ai musulmani, sarebbe la censura che patiremmo in ogni ambito. Via i Michelangelo dai musei, via tutti i quadri in cui compaiono immagini religiose e quindi via tutta la nostra storia e la nostra cultura, verso un ritorno alla più severa iconoclastia. Via certi libri dalle scuole, via certa letteratura. Ma la cosa più inquietante, e per la quale sì, potrei scendere in piazza e immolarmi per la causa e morire da martire, sarebbe la censura della musica più genuinamente occidentale.

Bandito il rock, bandito il blues, bandito il funk, magari ci lascerebbero l’interessantissima scena del jazz etiope, ecco, ma sarebbe cancellato pure certo pop e temo che in Italia sparirebbe per primo un certo cantautorato, certe canzoni, certi autori. E qui abbiamo immaginato una lista di quelle che non ci lascerebbero più ascoltare. Molto probabilmente verremmo arrestati se beccati a canticchiare sommessamente per tramandare di contrabbando il nostro patrimonio musicale, in un grottesco e patetico karaoke a cielo aperto.  Ovviamente stiamo estremizzando, stiamo immaginando, stiamo avendo gli incubi a occhi aperti.

Ecco chi secondo noi sparirebbe dal mercato, dalle radio, dagli scaffali dei negozi e forse anche da quelli delle nostre case. Perché anarchici, perché apostati, perché Dio non si nomina, perché non si canta e non si racconta di religione cristiana. Insomma, noi per adesso ce li godiamo a risentirli e continueremo a goderceli, Inshallah.

 

 

 

 

Il testamento di Tito (Fabrizio De Andrè)

Il libro in una mano, la bomba nell’altra (Negrita)

Hai un momento Dio (Ligabue)

Dio è morto (Guccini)

E ti vengo a cercare (Battiato)

Punk islam (CCCP)

In nomine (Africa Unite)

L’uomo vivo (Capossela)

Non mettere le mani in tasca (Caparezza)

Dio (Litfiba)

Monumentale (Baustelle)

Padre nostro (Teatro degli Orrori)

 

 

 

Da Jaymag.it

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