Quadrophenia al cinema. Una specie di recensione

 In IL SETACCIO

Che dire, fare una recensione del film Quadrophenia a trentacinque anni dall’uscita, sembra un po’ assurdo, ma la questione è un’altra: questa è più una notizia che una recensione. Il film, infatti, sarà finalmente di nuovo al cinema, ma solo il 10 dicembre, in versione restaurata e digitalizzata. Non stiamo qui a farvi una recensione completa, sarebbe un po’ come mettersi a fare oggi una recensione di Dark Side of the Moon, non ha senso, dai. Se la trama non la conoscete c’è sempre Wikipedia, che cita: “Quadrophenia è un film del 1979 diretto da Franc Roddam. È tratto dall’omonimo album del 1973 degli Who, che ne sono anche i produttori esecutivi, e ripercorre punto per punto le canzoni in esso contenute. Il film racconta la storia di Jimmy, un ragazzo appartenente alla banda giovanile dei mods, che in quegli anni si scontravano ripetutamente con le bande rivali dei rockers, creando scompiglio nelle città inglesi.”
Vi basta? Forse per chi l’ha già visto tanti anni fa e lo conosce bene può essere più che sufficiente, ma a tutti quei ragazzi che magari ancora non ne hanno mai sentito parlare, probabilmente non basterà affatto. È a tutti loro che raccomandiamo di andare a vederlo, ma con qualche consiglio.

Quadrophenia non è per niente un capolavoro. Visto a distanza di tanti anni, ci si rende conto di quanto non sia un film pienamente riuscito, non ha una bella sceneggiatura, gli argomenti sono poco approfonditi e gli stati d’animo dei personaggi non ben delineati, pessimo anche il doppiaggio, Sting attore, inoltre, è inguardabile. Eppure… Quadrophenia è un cult movie. Uno di quei film di serie b che però è uscito nel momento storico giusto, con la storia giusta e la colonna sonora perfetta.

A rivederlo, si capisce che è un film studiato su misura per gli adolescenti, per questo ne consigliamo la visione principalmente a loro. I temi trattati sono adatti a un giovane in piena crisi, depresso, drogato, innamorato, ribelle, che odia il sistema, che odia i genitori, che ama le donne, che si masturba, che beve tantissimo, che ha bisogno di appartenere a una banda per sentirsi qualcuno e per avere il coraggio di esistere. Il classico adolescente, insomma, uno di quelli con alti e bassi degni di un bipolare o di uno schizofrenico, che vorrebbe uccidere tutti, bruciare tutto, spaccare tutto. Uno che non sta bene, e che a un certo punto potrebbe pure pensare di farla finita. La prima parte del film è anche a tratti demenziale, rende molto bene la stupidità dei giovani dell’epoca, in fondo non tanto diversi da quelli di oggi. La seconda è alla ricerca di una qualche profondità, dove il nostro adolescente comincia a farsi delle domande e si ferma a riflettere, perché quelle domande e quelle riflessioni, quando si è giovani, vanno molto a fondo, sono potenti, sono o vita o morte, niente vie di mezzo, niente prese per il culo, non si scende a compromessi. E, infatti, il tema del finale è la straordinaria “I’ve Had Enough”, che a un certo punto diventa quasi epica sulle note e al suono delle parole “Love Reign O’er Me”.

Insomma: anfetamine, parka, lambrette, ideali, amore e odio fanno da contorno a una grandiosa colonna sonora. Un disco, Quadrophenia, che è sì a dispetto di una pellicola debole, un capolavoro assoluto, e di una delle più grandi band rock di sempre: gli Who.

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