Agnes Obel, il concerto

 In IL SETACCIO

Bella. Bella e brava. Se fossi stato un uomo sarei salita sul palco per interrompere il concerto e chiederle di sposarmi. Bella, ma soprattutto brava. Una donna classe ’80, danese, nata a Copenaghen che sa cosa vuol dire fare musica, e che musica. In tour in Italia per presentare il suo nuovo album Aventine, uscito nel 2013, e che l’ha portata a calcare i palchi di mezzo mondo, Agnes è finalmente approdata in Italia, con leggero ritardo, dopo un rimando del tour italiano. Si è fatta attendere ma ne è valsa la pena. Le sue atmosfere ci hanno fatto sognare, lacrimare, viaggiare. Una voce soave, che ti sfiora, non ti tocca, ma che proprio per questo fa venire la pelle d’oca. Lei seduta al piano. Chignon a trattenere dei bellissimi capelli biondi da cui spuntava solo una ciocca a coprirle il viso, quasi a volersi nascondere. Eppure la ragazza è sensuale, e non sembra veramente timida. Lei seduta al piano -non si è mai mossa di lì- e a fianco altre due ragazze, una al violoncello e l’altra al violino. Agnes ha incantato un Alcatraz che in un così religioso silenzio non si era mai visto. Sembrava di stare seduti in un Auditorium -location che sarebbe stata perfetta per un concerto del genere, ma non c’è stato comunque motivo per lamentarsi. Il pubblico di Agnes è rispettoso e la ama –un ragazzo, durante la pausa tra una canzone e l’altra le ha anche gridato “I love you” (come biasimarlo?). In Italia per presentare Aventine, Agnes non ci ha fatto però mancare l’esecuzione di brani tratti anche da Philharmonics, come Riverside, Brother Sparrow, Just So (suonata durante il bis su richiesta di un membro del pubblico), e poi non sono mancate le nuove Fuel to fire, la divina Dorian, Aventine (suonata smorzando il suono del piano coprendone l’interno con un drappo), The Curse, Words Are Dead. Agnes è una Tori Amos. È una Feist dei paesi del nord, un Thomas Newman in gonnella, perfetta per momenti cruciali e drammatici di film d’autore –non a caso Vinterberg usò il brano Riverside nel 2010, vincitore del Premio Robert come “miglior canzone originale” per il film Submarino. Agnes dai capelli d’oro, Agnes dalla voce da fata, che ci ha fatto vivere un’ora di pura estasi.

 

Foto di Sergione Infuso

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