Siamo un po’ tutti inadeguati e indifesi in questo mondo… recensione di Storia di un uomo vescica su Rock’n’Read

 In RECENSIONI

Storia Di Un Uomo Vescica, una citazione:

“Era domenica pomeriggio. Maurizio aveva mal di testa. Non si ricordava quanto potesse essere estenuante uscire la sera, soprattutto per uno che considerava faticoso alzarsi dal letto e trovare un motivo per vivere … La vita di Maurizio era talmente triste e vuota che a volte sperava che gli amputassero una gamba o un braccio solo per far sì che succedesse qualcosa.”

In Storia Di Un Uomo Vescica, Maurizio Beltrami ha trentasette anni, un lavoro che detesta e un’enorme vescica sotto un piede che si nutre dei suoi traumi e che pian piano crescerà a dismisura, sino a inglobarlo totalmente. Beltrami è un simulacro, è una metafora complessa della varietà umana e del mondo che ci circonda.

“Storia di un uomo vescica” parla infatti di metamorfosi kafkiane e di afasia del ricordo, di tutto ciò che vogliamo dimenticare e nascondere negli angoli più bui del nostro passato. Pagine che scavano a fondo nell’abisso che abitiamo ogni giorno: il nostro lavoro, la nostra famiglia, le nostre certezze rappresentano realmente un porto sicuro o possono diventare gabbie invisibili? E quanto la routine, i cliché sociali, il passato, i problemi grandi e piccoli della vita di ciascuno possono corroderci, diventando piaghe da decubito della quotidianità?

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Ipocondriaco e scettico, il protagonista sarà messo da questa straordinaria condizione di fronte all’importanza di un’esistenza libera da tutte le schiavitù della vita. Fenomenologia di una metamorfosi che rimane annidata insieme alle nostre paure.

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