Gli anni ’90 ci hanno fatto male?

 In IL SETACCIO

L’altro giorno ero depressa. Tanto per cambiare. Mi sono svegliata e volevo mollare tutto, scappare, farmi del male. È stato un attimo. Ho aperto gli occhi e tutto mi stava stretto. Mi sono alzata dal letto e dopo aver fatto colazione e dopo aver fumato la prima sigaretta della mattina, ho scritto a un amico di vecchia data. Senza neanche dirgli buongiorno, perché con i veri amici non c’è bisogno (ah, e comunque era mezzogiorno, non certo le sette), gli ho chiesto perché secondo lui non siamo mai felici, mai soddisfatti, mai contenti, sempre tendenti all’autodistruzione. Lui, che era già sveglio da un pezzo e online su Facebook, mi ha subito risposto che la colpa è da attribuire ai genitori, ovviamente e come sempre, ma subito dopo mi ha detto una cosa interessante e alquanto inaspettata. La colpa di questo nostro modo di essere e di esistere? La colpa è anche degli anni ’90. E io d’istinto gli ho risposto che sì, un po’ è vero, come biasimarlo. Solo dopo mi sono fermata a riflettere sul perché.

Sky e il Corriere online stanno facendo proprio in questo periodo un programma e uno speciale su quegli anni, sui quei maledetti ’90, perché un po’ maledetti lo sono stati per tutti. Ma perché? Perché era la generazione X? Perché la generazione dei sessantottini ci ha lasciato solo false speranze, ci ha lasciato solo debiti, i loro debiti da pagare, ci hanno rubato il futuro? Perché la cocaina era la nuova droga, il nuovo Dio, perché c’era il grunge, perché non c’erano più ideali e bla bla bla? Bah, forse. Oppure perché in quel periodo ci hanno anche riempito la testa di cazzate? Il Corvo, le Giovani streghe, le Ragazze interrotte. Drogato era bello, dark pure, esseri infelici era cool, avere tendenze suicide era di moda, la morte era meglio della vita, se non eri pazzo eri uno sfigato. Io so solo che gli anni ’90 sono stati duri per tutti, per quelli che in quegli anni avevano già trent’anni e per chi come me e il mio amico erano solo degli adolescenti disadattati. E allora penso, forse per noi è stata dura solo perché eravamo degli adolescenti, e si sa, l’adolescenza sembra sempre un periodo di merda e interminabile, almeno, per la stragrande maggioranza dei ragazzi.

Non lo sapremo mai veramente, e non siamo qui per darvi risposte, anzi, piuttosto fer farvi domande… Però una cosa forse la so: la musica è stata una grande salvezza per tutti in quel periodo. C’era tanta musica orribile, in ogni decade c’è, ma c’è stato qualcosa di grande negli anni ’90, e forse quello che faceva male era la consapevolezza che qualcosa stava per finire per sempre. Dai, ammettiamolo, dal 2000 in poi, di davvero nuovo, è nato ben poco, a livello artistico, letterario, e soprattutto musicale, mentre ci sono dei brani e dei personaggi che degli anni ’90 sono stati l’emblema. Per esempio, a chi non è successo di riascoltare per caso una canzone come Linger dei The Cranberries e di essere immediatamente trasportato in quegli anni e con non poca nostalgia. Dolores può farvi schifo, può darvi fastidio come canta, ma quella voce… quella voce quando la si sente fa ancora venire la pelle d’oca e riporta subito in quegli anni, e in maniera forte, violenta, da far venire il magone (o il vomito, a seconda dei gusti).

E poi loro: i Radiohead. Come brano rappresentativo ci sentiamo in diritto di citare The Bends (in realtà tutto l’album, dai, e pure quelli dopo), ma quella canzone, quel disco ha dato qualcosa a quegli anni. Quella musica rappresentava al meglio il sentimento comune di molti. Negli anni ’60, ’70, ’80, non sarebbe potuto esistere un disco così. Così pop, così rock, così dannatamente triste e in qualche modo pure arrabbiato, ma con classe, e in maniera educata, perché loro sono così.

E se parliamo di rabbia non possiamo che citare lui. Quello che ha cambiato la vita a molti, a troppi, forse in qualche modo a tutti: Kurt Cobain.

Quando qualcuno muore a ventisette anni, cosa può aver fatto nella sua vita fino a quel momento? Bè, di questi tempi è già tanto se uno ha finito l’università. Se va bene, sta prendendo un master. Oppure è un precario o in cerca di lavoro. Può essere un hipster, amante del grunge griffato, che si crede ancora un quindicenne, e che a quaranta si vestirà uguale e penserà uguale e scoperà le ragazzine mentendo sulla sua età ecc. ecc.. Raramente, ormai, un ventisettenne mette su famiglia e mette al mondo un figlio, e si sposa. Ecco, lui, invece, a ventisette anni era già sposato e aveva già messo al mondo una figlia da qualche anno. Per il resto? Per il resto, lui, a ventisette anni, aveva solo cambiato il mondo della musica. Era diventato un’icona mondiale, un mito, definizione che odiava. Era incazzato, come tanti giovani d’allora e di oggi. Era ambizioso. Era in qualche modo un sognatore. Poi si sa, se ti droghi, ogni speranza va a farsi fottere nel giro di poco, e l’unica cosa che conta davvero, è trovare un’altra dose il più presto possibile. Nient’altro. Nessun cazzo di figlio, nessuna cazzo di moglie, nessuna fama mondiale di merda.

Chi se ne frega! Eppure questo stronzo ha vissuto solo ventisette anni, e quest’anno, ad aprile, si è “festeggiato” pure il ventennale dalla sua morte, e ci manca, e se ne parla come fosse morto ieri. Perché uno nella vita può lasciarlo eccome un segno indelebile. E lui sì, si è ucciso, ma è rimasto fregato, perché sarà per sempre immortale, come tutte quelle icone che se ne sono andate troppo presto, ma che hanno lasciato tanto nei cuori di molti, tantissimi, troppi, tanto che non li reggeva né sopportava più neanche lui, tutti ‘sti cazzo di fan. Tanti, nei suoi testi, hanno letto e ascoltato parole che loro stessi pensavano, ma che solo lui è riuscito a esprimere così. Perché quel bastardo aveva un dono. Altro che talento! Quel ragazzo aveva tutto, eppure non gli bastava niente. Solo l’eroina riempiva il vuoto. Perché la vita è difficile per tutti, per quelli sensibili ancora di più, e il divorzio dei suoi genitori, uno come tanti, a uno come lui lo aveva semplicemente devastato. Un altro se ne sarebbe fottuto, sarebbe andato avanti in qualche modo. E lui l’ha fatto, per un po’. Poi si è stufato e ha mandato a fanculo tutti. Anche questo è vivere. Un modo di esistere, di scegliere. Scegliere di morire. E non c’era bisogno di nessuna tomba, di nessuno scheletro. Si è fatto cremare e chi s’è visto, s’è visto. E le ceneri, a quella moglie, a un certo punto gliele hanno pure rubate. Ma chi se ne frega! Oggi, quello che cantava e scriveva, credo sia più attuale e vivo che mai. Inutile, non ce l’ha fatta a sparire. Siamo ancora qua, a scrivere e a parlare di lui, e i ragazzini di oggi lo ascoltano ancora a distanza di vent’anni. Fottuto bastardo…

Ad ogni modo, queste sono alcune delle icone di quegli anni. Poi certo, c’era l’hip hop, c’era il post grunge, c’erano gli Smashing Pumpkins ecc. ecc., ma loro… quei tre… ogni volta che li senti ti fanno rivivere gli anni ’90. Ovviamente a noi, perché tutto è soggettivo. E ora arriviamo al punto: a voi quali musicisti, quali canzoni vi fanno tornare a quella decade? E che ricordo avete di quegli anni? Stavate bene? Eravate depressi pure voi? Pensavate al suicidio un giorno sì e uno pure? Oppure li ricordate felicemente?

 

Articolo tratto da Jaymag

 

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