Tonya, la recensione del film

 In IL SETACCIO

Pattinare sul ghiaccio è pura magia, è un po’ come volare. Ho pattinato sul ghiaccio per tanti anni, per poi capire che ci vuole un fisico e una costanza inimmaginabili. È stremante, stancante, difficilissimo, e costoso. Avrei voluto iniziare a pattinare a dieci anni, ma già all’epoca iscriversi a un corso costava un milione di lire, esclusi i pattini, (carissimi anche loro) i vestitini ecc.

 

Sono più che comprensibili e veritieri i sacrifici che la madre di Tonya, (Allison Janney, vincitrice dell’Oscar per la sua interpretazione) ha dovuto affrontare per riuscire a far pattinare la sua bambina. Per una povera famiglia della provincia americana, non è facile permettersi uno sport del genere, e quando ci riesci, vieni comunque giudicata perché non sei ricca, non sei abbastanza aggraziata, i tuoi costumi non sono belli e costosi perché te li fa la mamma con le sue mani, e nulla sembra essere mai abbastanza. Ma Tonya è brava, la più brava, l’unica donna al mondo a riuscire a fare un triplo axel, il salto più difficile.

Tonya ce l’ha messa tutta, e più la madre la sgridava, la picchiava e la insultava, e più Tonya pattinava meglio. Il pattinaggio sarebbe potuto essere la sua salvezza, la sua rivincita, la via di fuga dalla madre e dalla provincia, ma tutti sappiamo com’è andata.

Non si va certo a vedere questo film per sapere come va a finire, ma è il come che è interessante e che tiene incollati allo schermo, soprattutto perché in questo film è la versione di Tonya quella importante, e il regista, Craig Gillespie, ha voluto mostrare il lato umano e sincero di Tonya, e non quello della ragazza cattiva e dannata. È un po’ come in Breaking Bad: Walter White è un criminale assassino, ma si fa il tifo per lui, sempre e comunque, e in questo film avviene un po’ lo stesso. Tonya ha i suoi difetti, è una ragazza che non ha studiato, maleducata, sboccata, grezza, in qualche modo ha “commissionato” quella famosa aggressione alla sua rivale/amica del ghiaccio Nancy Kerrigan, ma si fa il tifo per lei, si spera fino all’ultimo che se la caverà, e quando invece la condannano e la radiano per sempre dalla federazione di pattinaggio, una lacrima scende. Tonya avrebbe preferito andare in galera, forse avrebbe preferito morire, e invece è andata avanti, per un po’ si è dedicata alla boxe, e poi è diventata madre, fa lavori umili, e la sua vita è finita nell’ombra.

 

Impedirle di pattinare è stato come ucciderla, è stato come rinchiudere un animale in gabbia per sempre, e quel suo maledetto e violento fidanzato, Jeff Gillooly (Sebastaina Stan) le ha rovinato non solo la carriera ma la vita.

Le scelte sbagliate si pagano eccome, e si pagano care, anche se sei giovane.

Jeff e il suo socio, Shawn Eckhardt (Paul Walter Hauser) se la sono cavata con poco, Tonya ha pagato per tutti, e alla fine di questo film si scopre che forse lei neanche sapeva niente dell’aggressione. Era d’accordo di spedire a Nancy delle lettere di minaccia per andare a intaccare il suo equilibrio psicologico, così da renderla un’avversaria meno temibile alle Olimpiadi, ma di certo non di spaccarle un ginocchio.

E invece oggi Tonya è famosa per aver fatto questo, non per essere stata forse una delle pattinatrici più brave di tutti i tempi. È stata l’Evgenij Pljuščenko del pattinaggio artistico femminile. Per chi non lo conoscesse, Pljuščenko è uno dei pattinatori più bravi al mondo, vincitore di tutto, compreso l’oro olimpico, uno che fa i quadrupli axel con una semplicità imbarazzante. La sua sequenza di passi nei programmi lunghi è velocissima e di una precisione pazzesca.

 

Ho avuto la fortuna di vederlo pattinare dal vivo per ben due volte, ed è osannato come una rock star dagli appassionati. E Tonya poteva diventare come lui, altro che Carolina Kostner, bravissima, per carità, ma nessuno ha avuto mai la grinta e la potenza di Tonya. È stata anche giudicata per questi suoi modi. Ai giudici non è mai piaciuta veramente: troppa aggressiva, troppo rock, troppo poco femminile, ma a lei non sono mai piaciute le cose da ragazze, non era tipo da tulle, ma da pellicciotto leopardato. Tonya è una con le palle, ancora oggi a quanto dicono tutti quelli che l’hanno intervistata, ed ha saputo andare avanti. La cosa che mi chiedo e che spero, è che qualche volta sia tornata a pattinare, in qualche palazzetto del ghiaccio della provincia americana. Perché, ripeto, pattinare sul ghiaccio è una magia, è come volare, e impedire a un uccello di spiccare il volo equivale a ucciderlo.

“L’incidente” è stato un fatto grave, ma forse Tonya ha pagato troppo, e questo film le rende un po’ giustizia.

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