Nasa – A Human Adventure, la mostra

 In IL SETACCIO

Nella vita si cambia, si evolve, si cresce. In questo periodo della mia vita leggo quasi soltanto saggi di fisica quantistica, robe riguardo universi paralleli e quant’altro, oltre a libri sullo Yoga. Stephen Hawking è il mio Dio da quando ho quindici anni, e ho sempre pensato che chi non s’interessava dello spazio, in fondo fosse un po’ superficiale. Se non ci interessa sapere come funziona l’universo e di conseguenza come funzioniamo noi, la vita che senso ha? Come si può dire di vivere davvero? Posso capire le popolazioni primitive, o quei popoli che ancora vivono in mezzo al deserto e sempre ci vivranno, ma un individuo che vive in città, in un paese occidentale, non può ignorare le leggi dell’Universo. Quello che ci rende fieri di essere esseri umani, è proprio provare a capire come funziona quell’infinito che ci circonda. È provare ad andare nello spazio perché qui non è mai abbastanza. È studiare le stelle, i pianeti, la materia oscura, i buchi neri. È questo che ci distingue dagli animali, è per questo che non siamo bestie e la Nasa, giustamente, prima di mandarci un umano nello spazio, ha pensato bene di mandarci topi, scimmie e cani. E li vorrei sentire gli animalisti al riguardo. Meglio salvare un topino piuttosto che sondare l’universo? No, la mia vita vale più di quella di un topo, e no, non credo nella reincarnazione, quindi non penso che ci sia mia nonna in un possibile topo in giro per il mondo. Se mi dovessero dire che spedendo cento cani nell’universo avremmo tutte le risposte che cercavamo, ce li manderei, anche se pure io ho un cane.

E questa mostra, Nasa – A Human Adventure, ci sbatte in faccia proprio questo, ci ricorda di cosa è capace l’essere umano e perché è un essere superiore a tutti gli altri, c’è poco da fare. Che poi ci siano gli assassini, gli stronzi, quelli che non hanno rispetto per niente e nessuno, questo è un altro discorso. Di quel tipo di gente è pieno il mondo, ma il mondo è anche pieno di persone intelligenti che vogliono sapere, che vogliono esplorare, perché sono esseri curiosi, spinti da quell’indole che fa parte dell’essere umano dall’inizio dei tempi: conoscere. È il sapere, è la cultura che ci eleva. È la conoscenza che potrebbe rendere anche gli individui più indifferenti a tutto degli esseri meravigliosi.

E poi ci sono gli astronauti, i fisici, gli scienziati, gli ingegneri, capaci di portarci nello spazio, e di far godere anche noi, quaggiù, minuscoli esseri insignificanti, la bellezza e la grandezza dello spazio. Perché è da là che tutti veniamo, la nostra casa è lassù tra quelle stelle. È proprio grazie all’arrivo di una cometa su questa terra, si dice, che ci siamo formati. L’universo è nostra madre, è nostro padre, e sono felice di sapere sempre di più di lui, come sono felice di aver conosciuto mio padre e mia madre. Con nuovi e potentissimi mezzi possiamo avvicinarci sempre di più a scoprire di cosa è fatto. Un giorno andremo su Marte, e la cosa triste, non potendo raggiungere la velocità della luce, è che per quanto ci si sforzi, non riusciremo mai neanche a uscire dal nostro sistema solare. Abbiamo miliardi di anni per studiare l’Universo, e chissà dove arriveremo e di cosa saremo capaci, ma poi il Sole si spegnerà, e la vita sulla Terra finirà. Come dice Hawking, l’unica possibilità di salvezza, un giorno, sarà andare a viverci in quell’Universo che ci sembra così lontano, e molto probabilmente succederà. Si vagherà per lo spazio, e magari si troverà un altro pianeta abitabile, chissà. Come dice la filosofia indiana, alla fine l’Universo non è altro che l’emanazione della nostra stessa Coscienza. Noi facciamo parte di lui e lui fa parte di noi, e probabilmente sempre esisterà, pur mutando forma, perché è la vita terrena e carnale a cui siamo attaccati a svanire, ma non la Coscienza. Poi c’è chi crede che l’Universo si trasformerà in un luogo freddo e ghiacciato in eterno, espandendosi all’infinito, chi dice che si ritirerà dando vita al Big Crunch, per poi magari esplodere di nuovo e dare vita a infiniti ed eterni Big Bang, Big Crunch, Big Bang, Big Crunch… Chi può dirlo. Nessuno ha le risposte, né la scienza né la religione, si tratta di fede, o si crede in qualcosa oppure no.

Ad ogni modo, la mostra allo Spazio Ventura (fino al 4 marzo 2018), sta facendo il giro di questo nostro piccolo mondo, riscontrando grande successo (più di tre milioni di visitatori). Perché se lo spazio è uno spettacolo, anche questa mostra lo è.

 

 

È possibile vedere ricostruzioni di capsule spaziali, veri oggetti usati durante le missioni, dagli attrezzi, alle tute, al cibo. La vita dell’astronauta è durissima ancora oggi, ma gli astronauti del passato sono stati davvero degli eroi. Viaggiavano in condizioni estreme, rischiando la vita, e non dimentichiamoci che non sono pochi quelli morti, come l’equipaggio dell’Apollo 1, Grissom, White e Chaffee. Qualcuno si chiederà chi glielo ha fatto fare di andare nello Spazio quando si sta tanto bene a casa propria. È che non siamo tutti uguali, è che ci sono uomini che nascono esploratori, con la voglia di viaggiare, di conoscere, uomini per i quali non è abbastanza la casa, la famiglia, il lavoro. Uomini che si pongono grandi domande. Uomini che da bambini avevano un unico grande sogno: fare l’astronauta, e ce l’hanno fatta. Come la nostra Cristoforetti, come Maurizio Cheli, che durante l’inaugurazione ci ha guidato lungo il percorso della mostra raccontando aneddoti e cose interessantissime, e al quale alla fine ho avuto il piacere di stringere la mano, dicendogli: “Volevo solo ringraziarla, e stringere la mano a un uomo che è stato nello spazio.”

Perché sono questi gli italiani di cui andare fieri, gli esseri umani di cui andare fieri, e che ci ricordano che la vita può essere un viaggio meraviglioso.

 

Comunicato stampa:

Dal 27 settembre arriva per la prima volta in Italia, a Milano nello Spazio Ventura XV,  NASA. A Human Adventure, la grande mostra prodotta da John Nurminen Events in collaborazione con AVATAR: un viaggio di conquista e scoperta che si estende per 2500 metri quadrati, tra razzi, Shuttle, Rover spaziali, simulatori di antigravità, in un percorso didattico ed emozionante, scientifico e immersivo, che va dai primi lanci spaziali ai giorni nostri e che presenta circa 300 manufatti originali provenienti dai programmi spaziali USA e URSS, la maggior parte di essi in prestito dal Kansas Cosmosphere & Space Center e dallo Space & Rocket Center, molti dei quali sono stati nello spazio.

Attraverso 6 sezioni – Gantry entrance, Sognatori, La corsa allo Spazio, Pionieri, Resistenza e Innovazione –, i visitatori verranno catapultati in una delle storie più affascinanti e ambiziose dell’uomo, la scoperta dello spazio in un’esperienza immersiva che inizia fin dall’ingresso, quando dovranno attraversare una passerella, la stessa che gli astronauti della NASA percorrono prima di salire a bordo degli shuttle e la stessa sulla quale, nella notte del 7 dicembre 1972, camminarono tre astronauti dell’Apollo 17 per atterrare sulla Luna.

L’esposizione racconta la fantastica storia della National Aeronautics and Space Administration, per tutti la NASA, e le sue incredibili conquiste ottenute nei voli e nelle esplorazioni spaziali.
I visitatori potranno ammirare le splendide astronavi costruite dalla NASA e scoprire le storie delle persone che vi sono state a bordo o che le hanno progettate e costruite come per esempio un enorme modello in scala del gigantesco razzo lunare Saturn V o la replica fedele a grandeza naturale della pioneristica navicella Mercury e una della missione Gemini, costruita per viaggi di lunga durata. E ancora un modulo dell’Apollo che portò il primo essere umano sulla Luna e il rover lunare che servì agli astronauti per esplorarla. Non poteva mancare l’ormai iconico Space Shuttle, prima navicella riutilizzabile,  con una sezione che consentirà ai visitatori di vedere il ponte di volo – dove gli astronauti si trovano quando sono in orbita – e il ponte di mezzo dove invece mangiano, dormono e lavorano sugli esperimenti.

Una mostra affascinante e ricca di oggetti di ogni tipo che fanno immaginare l’esperienza spaziale in ogni suo aspetto.

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