Storia di un uomo vescica, fenomenologia delle nostre paure. Recensione su Il Giornale Off

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Di: Emanuele Beluffi

Rubando a man bassa da Nietzsche, Storia di un uomo vescica è un libro per tutti e per nessuno: molti di noi, uomini e donne, troveranno qualcosa di se stessi tra le pagine di questo breve romanzo di Dejanira Bada, classe 1984, critica musicale e critica d’arte, al suo secondo romanzo dopo Il silenzio di ieri.

Senza spoilerare, vi diciamo che la vita del protagonista, Maurizio, giovane ma non più giovane trentasettenne milanese tagliatore di teste in azienda, è proprio quell’innanzitutto-e-per-lo-più nel quale molti di noi, uomini e donne (e fra poco vi sarà chiaro il perché di questa insistenza sulla par condicio di genere), si trovano gettati. Gettati da se stessi.

Nessun filosofema, lo stile di Storia di un uomo vescica (con prefazione di Andrea G. Pinketts) non concede nulla alle disputatio esistenziali, anche se è in tutto e per tutto un romanzo esistenziale: la scrittura di Dejanira Bada è secca con un periodare incisivo e senza addenda, né qualificanti e né qualificativi, gli optional non ci sono, il modello di serie è questo, scordatevi Morte a venezia e pensate invece a Houellebecq (ma togliendo i soliloqui narrativi: lo sviluppo della storia è a tratti cinematografico, c’è quel che serve per far muovere il pensiero del lettore).

 

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