Francesco De Gregori, l’incontro

 In IL SETACCIO

C’è musica e musica, e De Gregori fa parte di quel tipo di musicisti che fanno la Musica, quel tipo di musica che apre a riflessioni.

E De Gregori è uno che si può permettere un po’ quello che gli pare, come questo nuovo disco, “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e furto”. Quindici anni fa, però, avrebbe fatto un disco del genere? Un album di canzoni di Dylan, tradotte, arrangiate fedelmente… forse no. È che De Gregori è cambiato, ormai è un liberal, non più un comunista, uno che si diverte, più espansivo, meno snob, uno che canta pure con Fedez, e non si fa certo problemi. Alla sua età, con la carriera alle spalle che ha, per le canzoni che ha scritto, che gli frega di essere giudicato? E allora ecco un disco dove afferma di aver rubato, plagiato, imitato Dylan per una vita, e può ammetterlo senza vergogna, perché lui è un dylaniano, come tanti dei giornalisti presenti alla conferenza, quegli stessi giornalisti che probabilmente anni fa lo avrebbero anche un po’ criticato per questo disco. Lui si è innamorato di Dylan a quindici anni, quando era una spugna, quando ogni adolescente lo è, quando suonava la chitarra con il fratello, che era più bravo di lui. La funzione di questo album, riconosce De Gregori, e ne sarebbe felice, è anche quella di avvicinare i ragazzi italiani di oggi a Dylan, perché no?

La scelta delle canzoni non è stata banale, non ha voluto toccare i grandi classici, e altre canzoni molto belle e famose di Dylan non sono state usate perché semplicemente intraducibili. Per esempio la parola sweetheart nel brano “Sweetheart like you”, è stata tradotta “angioletto”, De Gregori non poteva usare certo una parola come “cuoricino”, e si è rifiutato di tradurre anche “Just like a woman”, per non doversi ritrovare a cantare “Come una donna”.

Ci tiene, De Gregori, a dire che ha fatto un lavoro meticoloso, che è voluto restare fedele ai testi, senza cambiare nulla, senza metterci del suo, se non adattare delle frasi alla metrica della lingua italiana. Perché metterci del suo, in effetti, quando se vuole dire qualcosa gli basta fare un disco di inediti?

A quanto pare non è stato affatto difficile accedere al repertorio di Dylan, perché basta chiedere il permesso all’etichetta, su approvazione di Dylan stesso, ma De Gregori non ha sentito Bob al telefono per accordarsi. Lui, Dylan, l’ha incontrato solo una volta nei camerini a Roma, ce lo portò Davi Zard, suo amico, che dopo un live glielo presentò. Hanno bevuto un bicchiere di vino insieme e fu un incontro piacevole, cordiale, formale, niente di più, anche se sotto sotto a De Gregori magari saranno tremate pure le gambe, ma non lo ammetterebbe mai…

Per De Gregori poi è importante il suono. A lui piace il Dylan elettrico, con la Band, gli piace la musica, e non solo le cose acustiche, ed ecco forse spiegato perché, tra tutti i cantautori italiani, abbiamo sempre apprezzato lui e non Guccini, per esempio, perché nel suo cantautorato non è mai mancata la musica, gli strumenti, il suono, la ricerca anche negli arrangiamenti e non solo nelle parole.

 

 

 

Foto di copertina di Sergione Infuso

 

Recommended Posts
Contact Us

We're not around right now. But you can send us an email and we'll get back to you, asap.