Storia di un uomo vescica di Dejanira Bada è il libro del mese per L’Urlo

 In RECENSIONI

Di: Massimo Salvatore Fazio

Non si arresta il successo di Storia di un uomo vescica, scritto da Dejanira Bada e pubblicato per i tipi di Villaggio Maori Edizioni. L’autrice, nonché giornalista, di Jesi, che vanta collaborazioni con testate di genere musicale e d’arte, ma anche classiche, come Il Giornale, dal 2019, anno della prima edizione di questo ottimo romanzo metafora sulla vita di ogni umano, galoppa l’onda con ironia e divertimento. La scrittura leggera non inganni il lettore. Tanti sono i sensi e i messaggi che, doveroso dirlo, ci portano a riflettere sull’esistenza del genere umano. Nel gesto quotidiano tutti siamo uguali, è innegabile. Tutti possiamo ricevere una metamorfosi, tutti ci modifichiamo e se dal rospo si erge il principe, o dalla melma nasce il fiore di loto, da una insopportabile vescica, appare la bellezza, che per dirla con un brano dei C.S.I. “mai assillante né oziosa”. Come l’autrice.

Dejanira Banda
Storia di un uomo vescica: storia di tutti?

Più che Storia di un uomo vescica, il libro del mese Marzo 2020, poteva benissimo intitolarsi “Storia di quello che (quasi) tutti siamo”. L’autrice (nella foto a sinistra attinta da sottolineando.it), che in questo suo romanzo si conferma straordinaria, la conosciamo già per il commovente, quanto diretto, seppur docile, Il silenzio di ieri (Koi press, 2017), riesce con la descrizione di un personaggio mediocre aggredito da una vescica, Maurizio, a parallelizzare quello che ognuno di noi non vorrebbe essere, ma che in realtà almeno un istante nella nostra vita terrena, siamo.
Gesti quotidiani: dalla vescica alla riflessione su un borghese

La quotidianità è perfettamente esaustiva nella sua rappresentazione, da far risultare anche i più comuni gesti, momenti di grande riflessione. La storia è incentrata su un piccolo borghese, impiegato in una agenzia pubblicitaria, dove ricopre un ruolo alle risorse umane. Vive da solo Maurzio Beltrami, dopo aver avuto il coraggio di ribellarsi alla figura della madre/chioccia, che lo opprimeva con le sue attenzioni possessive e ansiogene…

 

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